Uluru: storia e leggende

Uluru: storia e leggende

Conosciuta anche come Ayers Rock – il suo nome australiano – Uluru è la roccia sacra nella tradizione indigena australiana, il cui colore rosso fuoco che si staglia sul blu del cielo terso dell’outback va a comporre una delle immagini che per prime vengono alla mente, pensando a questo continente.

Uluru in realtà è il nome di tutta la piccola regione abitata dalle popolazioni Yankunytjatjara e Pitjantjatjara e viene ritenuta sacra in quanto manifestazione dell’atto di creazione avvenuta nel “Dreamtime”. Con quest’ultimo termine gli indigeni si riferiscono al Big Bang, avvenuto quando gli dei Antenati si sono staccati dalla materia informe, assumendo le sembianze di creature viventi (piante e animali) per poi dare vita all’universo e alla terra, disegnando piante, mari, laghi, montagne e rocce, per l’appunto. L’ultimo atto di creazione è stato l’uomo, a cui gli Antenati hanno affidato la custodia della terra. Da qui il legame spirituale esistente tra le tribù indigene e le loro regioni: non credendo nel classico concetto di proprietà privata del mondo occidentale, loro proteggono e coltivano la terra che gli è stata data in cura migliaia di anni fa.

C’è tanta magia nel concetto di spiritualità delle culture indigene, che negli ultimi decenni, dopo secoli di confinamento e sfruttamento, hanno ottenuto il giusto riconoscimento e valorizzazione dal governo australiano, che in origine li aveva inseriti nella sezione “Flora e Fauna” della costituzione, privandoli così dei basilari diritti umani. In considerazione di questi secoli di storia, tutt’oggi il termine “indigeno” viene preferito e accettato rispetto ad “aborigeno” – termine di radice sociale, nato per definire con una connotazione dispregiativa l’essenza primitiva di questa popolazione.

Così Uluru, battezzata Ayers Rock da William Christie Gosse nel 1800, è in realtà un sito sacro abitato da migliaia di anni. Come potete leggere, la sua maestosa bellezza naturale viene arricchita da forti valenze spirituali, storiche e culturali. Nelle sue grotte e nelle forme presenti nella regione vengono tutt’oggi riconosciute rappresentazioni degli spiriti antenati, motivo per la scalata di Ayers Rock e le fotografie all’interno delle grotte vengono impediti ai turisti, in forma di rispetto.

Vi abbiamo incuriosito? Speriamo di sì, perché c’è tanto in più da dire e da conoscere. Per questo caldeggiamo una full-immersion in quello che è diventato oggi un parco naturale, gestito dalle due tribù indigene custodi della regione, per poter conoscere il volto autentico, perduto e ritrovato dell’Australia.

 

 

©Lysbeth Tangwa​

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